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Ti senti un genitore zerbino? Elicottero? Ti sembra di perdere troppo spesso
le staffe? E poi: è come se dovessi ripetere sempre le stesse cose? Lo vedi o la vedi sempre così
distratta, dipendente o irrequieto?
In questo libro selezioni e adotti esattamente lo stile genitoriale che desideri e guidi i tuoi figli con le giuste (e provate) dritte di intelligenza emotiva (QE) e intelligenza linguistica.
Vai oltre all’obbedienza, cerca la compiacenza. Fai dell’educazione la guida emotiva per il loro futuro. Rendili personcine autonome (nei giusti tempi) e inizia oggi a immaginare i giovani adulti che vorrai vedere varcare la tua porta di casa domani: chi saranno? Cosa faranno? Ma, soprattutto: quanto soddisfatti di sé saranno?
In questo libro scopri come promuovere autonomia, far sì che coltivino stima di sé che si motivino da dentro, che rispettino sé, gli altri e il mondo… Saprai ascoltarli e guidarli. Sarai un genitore alleato e non stremato.
Tutto ciò che leggerai si basa su tecniche tratte dalla Positive Discipline e dallo Yale Parenting Method, per cui l’autrice è facilitatrice e operatrice, e sulla PNL, di cui Debora Conti è trainer. L’autrice è anche laureata in psicologia e nel libro inserisce solo ciò che ha testato essere vero e utile con il metodo che propone e che chiama “Figli Felici”.
Imparerai a guidare ed educare anche senza parlare, con esempio e linguaggio non verbale. Saprai sempre cosa dire e come dirlo. E in famiglia la serenità sarà sempre… di casa.
Indice del libro "Genitori in progress" di Debora Conti
L'autrice
Ringraziamenti
Dedica
Prefazione: prenderci cura di noi
Introduzione: confusi e insicuri è bello!
Prima parte: tre strumenti mentali pratici
• Genitori di oggi e genitori di domani
• Primo strumento, controlla le vocine interiori
• Secondo strumento, impara a farti domande
• Terzo strumento, visualizza per imparare profondamente
Seconda parte: il genitore che vuoi essere
• Oltre i limiti e le incongruenze delle “belle parole”
• Che genitore vuoi essere?
• Che genitore vuoi essere?
• Chi non vuoi essere
• Guida la memoria e la mente
• Chi vuoi essere?
Terza parte: differenze e prospettive
• Cervelli diversi
• Il gigante competente
• Indovina chi viene a cena?
Quarta parte: il potere d’influenza
• Influenzare per età: è arrivato
• Le altre due infanzie
• La pre-adolescenza
• L’adolescenza
Quinta parte: influenzare senza parlare
• L’influenza del cuore
• Influenzare con l’esempio
• Influenzare nell’ambiente
• Influenzare con la presenza
• Osservazione e ascolto attivo per autostima… e DSA
Sesta parte: influenzare con l’intelligenza linguistica
• Cosa si può fare con le parole giuste, dette nel modo, nell’ordine nel momento giusto?
• Il potere della voce
• Influenzare con le parole giuste
• La tecnica dell’opposto positivo
• Il potere del perché e della specificità
• Le regole
• Le domande utili curiose che regalano l’indipendenza
• I complimenti che rinforzano
• Perché le punizioni non sono efficaci
• No premi, sì ricompense
Conclusione… o l’inizio?
Questo libro ti insegna a capire chi siamo e come ci dobbiamo rapportarci con i nostri figli
★ ★ ★ ★ ★
Libro professionale e nello stesso tempo pratico scritto da una esperta e competente in materia. Consigliatissimo
★ ★ ★ ★ ★
Un libro potente, chiaro nella spiegazione e dal taglio assolutamente pratico. Per tutti quei genitori che desiderano mettersi in tasca degli strumenti realmente efficaci per gestire i propri figli.
★ ★ ★ ★ ★
Davvero un ottimo libro per i genitori che si mettono in discussione e che vogliono migliorarsi. Durante la lettura si sfatano miti e credenze che purtroppo continuano a prosperare.
★ ★ ★ ★ ★
Debora Conti è una certezza. Manuale pratico, utile, da leggere e rileggere. Insegna a gestire il rapporto con i propri figli in modo originale ed efficace. Top.
★ ★ ★ ★ ★
Debora Conti è autrice, formatrice, Trainer di
PNL formata presso la Paul McKenna Training Company e certificata dalla
Society of NLP come NLP Trainer. È Coach professionista con
il Master in Professional Coaching e registrata presso Renacop
(Registro Nazionale Coach Professionisti).
È Dott.ssa in psicologia e ha conseguito diversi master tra cui una specializzazione in ipnosi, il metodo educativo dello Yale Parenting Center, KPMT (Kazdin Parent Management Training) e la Positive Discipline.
Ha scritto vari libri di crescita personale tra cui alcuni best seller. Ha ideato specifici metodi di auto-aiuto e ama divulgare in modo semplice e pratico il suo coaching, che definisce "coaching inconscio", perché lavora oltre la forza di volontà e coinvolge sempre la mente inconscia.
Nel 2006 ha scritto e pubblicato il suo primo libro best seller con Sperling & Kupfer e ora scrive per la sua casa editrice. Da allora ha aiutato migliaia di persone in coaching e corsi dal vivo o a distanza. Dirige e insegna nel Centro di Coaching Applicato, CCA Italia, che propone corsi di coaching a vari livelli, per chi parte da zero fino a professionisti che ne fanno uso sul lavoro.
SE ti dico di non pensare a una giraffa viola a pois gialli, ma veramente di non pensare a una
giraffa viola a pois gialli, a cosa stai pensando adesso? O meglio, cosa “vede” la tua mente
interna, quando tu vorresti non pensare alla giraffa in questione? Il concetto è lo stesso di
quando lavoravamo con le emozioni e il “Bambino di 4 anni”: non possiamo
togliere qualcosa e basta, non possiamo togliere l’idea di un’emozione dal petto come non possiamo non pensare
alla prof che fa paura o non ricordare quella figuraccia…
NON FARE, NON DIRE, NON PENSARE, NON PROVARE...
Noi genitori, di conseguenza, non possiamo suggerire comportamenti al negativo. Non possiamo
suggerire «Stai attento a non rovesciare l’acqua/a non far cadere i piatti mentre li togli dalla lavastoviglie/a
non uscire dalle linee mentre colori etc.». Noi genitori non possiamo ordinare al maschietto di
non picchiare il fratello, né ordinare alla figlia di non correre, di non mangiare con le mani, di non tirarmi i
calci, di non piagnucolare, non urlare; nemmeno di non interrompermi, non starmi sempre appiccicato, non avere
paura, non arrabbiarsi, non fare il maleducato, e così via. Quante ce ne sarebbero di frasi così da elencare!
Frasi espresse al negativo e totalmente inefficaci. Ovunque mi trovi sento genitori e
nonni elargire consigli, ordini e suggerimenti al negativo. È una grande perdita di energia per
noi e di tempo educativo per entrambe le parti. Perché? Perché, come noi non possiamo negare il pensiero della
giraffa viola a pois gialli, la mente di nostro figlio ha ormai visualizzato
ciò che non deve fare.
Cosa fanno la ripetizione e un ambiente propizio combinati insieme? Una
routine. Una routine è un insieme di
azioni ripetute insieme e nella stessa sequenza, tanto che assumono un significato unico per la nostra
memoria:
una routine appunto. Le routine rispondono alla domanda «Cosa si fa adesso?» e
aiutano a risparmiare fiato,
tempo ed energia.
Una routine aiuta tutti: aiuta i genitori a parlare di meno e aiuta i figli a responsabilizzarsi e sentirsi più autonomi e indipendenti. Immagina di tornare a casa dai giardinetti, tu sai benissimo che bisogna togliersi le scarpe e riporle nel posto da voi convenuto, appendere la giacca dove tuo figlio o tua figlia sa e infine andare a lavarsi bene le mani in bagno. Ma… Be’, non lo fa sempre, o non lo fa automaticamente, o non lo fa esattamente come tu hai chiesto di fare centinaia di volte. Sapendo che questa loro “distrazione” è normale, non è voluta e non è una sfacciata sfida alla vostra autorità genitoriale, le routine ci vengono in aiuto.
L’empatia – possiamo dimostrarci vicini a qualcuno perché “capiamo” mettendoci nei suoi panni,
anche se non ne
condividiamo le scelte o le opinioni. Daniel Siegel, professore di psicologia, ce lo ricorda in
una sua
citazione: «L’empatia non è un lusso per gli esseri umani, è una necessità. Non sopravviviamo
perché abbiamo gli
artigli o perché abbiamo delle grosse zanne. Sopravviviamo perché siamo in grado di comunicare e di
collaborare». Perché a diciotto mesi i bambini cercano già di aiutare (mamma che passa la scopa, papà che mette
i panni in lavatrice…)? Perché l’empatia è parte di noi e della nostra evoluzione. Coltiviamola
in loro.
Le regole – prima di essere condivise verbalmente, le regole si trasmettono con l’esempio, costante e coerente. Se dico “no”, lo mantengo. Se riduco l’utilizzo del telefonino, lo motivo e mantengo la decisione. Se consiglio di leggere un libro in un pomeriggio piovoso per svagarsi, mi mostrerò fare altrettanto. Il libro di Giuliana Ukmar, Se mi vuoi bene dimmi di no, ce lo palesa con esempi chiari e semplici: le regole devono essere 1. condivise (almeno tra i genitori), 2. stabili e 3. rispettate.
La resilienza – qualità di cui si parla molto di recente – in fisica, è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi (un po’ come un ramo verde che si piega ma non si spezza); in psicologia, la resilienza è la capacità di affrontare le avversità nel modo migliore possibile, significa saper imparare dai fallimenti e rialzarsi comunque e più forti. Un genitore che divorzia, che vive un lutto o perde il lavoro, ha l’occasione di mostrare ai propri figli come poter gestire al meglio la caduta e la rinascita.
È importante capire che nei terrible twos, il bambino ha voglia di
“sperimentarsi” e di sperimentare il mondo.
Ciò che fa non lo fa per sfidare il genitore, affatto, solo per stabilire cosa può e cosa non
può, e vedere fino
a che punto il genitore sia lì per aiutarlo. Ecco che i messaggi verbali e
non verbali del genitore devono
essere chiari e coerenti: ridere davanti agli altri mentre il figlio fa una
cosa che nel privato delle quattro
mura non approveremmo, non è coerenza e il bambino non impara il limite. Il
limite va spiegato con il suo
linguaggio, ed è necessario accertarsi che il bambino abbia compreso il messaggio. Questa
volta, almeno, perché
sicuramente ci toccherà ripeterlo altre volte…
I due autori ci dicono che i bambini hanno necessità di ripetizione, perché apprendono attraverso la replica. I genitori spesso si sentono frustrati o scoraggiati da questo, eppure dovrebbero capire che i bambini lo fanno per capire se è sempre “no”, oppure “no” in un caso ma non nell'altro, oppure “no” in cucina ma non in salotto, oppure “no” quando si è stanchi ma non quando si è vispi e così via... Ad esempio, quando mangi a casa non puoi sederti in braccio perché stai nel tuo seggiolone, ma al ristorante se il seggiolone non c’è puoi sederti in braccio per mangiare. Dai nonni fai la nanna sul lettone con il nonno mentre a casa la fai nel tuo lettino. All’asilo nido giochi a lavarti i denti, a casa la sera ti aiuta papà.
Più avanti, la disciplina servirà come guida sociale, relazionale, morale. Servirà per dare confine all’autostima che il bambino si sta creando. Parlando ancora di disciplina, T. Berry Brazelton e Joshua D. Sparrow ci ricordano che un bambino non si piace quando perde controllo e qui la disciplina torna utile perché dimostra che il genitore che educa con disciplina è un genitore che ci tiene, ci tiene abbastanza da affrontare la sua rabbia e la sua frustrazione. Ci tiene abbastanza per dire “no” e mantenerlo.
MOLTI autori in molti libri si sono sbizzarriti nel raccontarci chi siamo
stati e chi non vogliamo più essere.
Facciamo un po’ di pulizia e scartiamo chi NON vogliamo essere.
SCARTIAMO L'AUTORITARIO
Scartiamo a gran forza il genitore “autoritario” e i suoi derivati. Quello che in casa
“comando io”, che ha
sempre ragione anche se ha palesemente torto, ma non sa ammetterlo. Quello che – diciamocelo –
fa il bullo in
casa con i propri famigliari (e poi ci si stupisce che alcuni bambini siano
bulli a scuola, spesso figli del
bullismo o della trascuratezza, della paranoia o della violenza). Il genitore
autoritario non punta a sviluppare
l’auto-motivazione del figlio ma fa leva sulle punizioni. In questa categoria
troviamo anche chi sminuisce e chi
denigra pur di mantenere potere e controllo.
Altri invece sono corretti e coerenti ma troppo “stretti”, cioè rigidi in stili di vita impossibili che impongono ai propri figli senza transigere. Le punizioni in casa dell’autoritario rischiano di essere illogiche e esagerate se temono di perdere il controllo. I derivati di questo stile genitoriale sono la “mamma-tigre” di cui parla Amy Chua nel suo omonimo libro: la mamma rigida, così rigida che non transige mai. È lei a scegliere il meglio per le figlie e non si discute… Poi però – racconta nel libro – si beccherà una sonora ribellione adolescenziale e cambierà campana. […]
SCARTIAMO IL PASSIVO
Passiamo a un altro registro, più di moda oggi: il genitore “passivo” e che in psicologia viene
definito come
permissivo/indulgente. Ne abbiamo già parlato all’inizio perché pare sia uno stile molto
adottato oggi. È
l’estremizzazione del genitore amorevole. Come dicevamo a inizio libro:
abbiamo dubbi, ma anziché usarli per
migliorare, c’è chi soccombe e diventa serva, maggiordomo,
zerbino, schiavo, taxi, bambagia,
albergo, giullare o
animatrice. […]
SCARTIAMO QUELLO ASSENTE EMOTIVAMENTE
Lo so, la lettura di questi stili ti sfinisce. Ci siamo quasi. Parliamo dell’ultima grande categoria
genitoriale, il genitore “trascurante/rifiutante”. Così chiamato in psicologia, racchiude in sé
molti limiti tra
loro diversi: tra quei genitori che pensano di aver assolto il proprio compito
“mettendoli al mondo”, quelli che
parcheggiano di continuo i figli altrove senza alcun senso di colpa, quelli che
non danno regole ma spesso danno
tutto… così i figli si occupano da soli. Quelli che spingono troppo presto
all’autonomia e all’indipendenza e
poi si ritrovano con figli che guardano IT da soli a otto anni e poi hanno
incubi.
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Ecco qui alcune domande a cui daremo risposta: 1. Quanto ci vuole per cambiare un’abitudine? 2. Come posso parlarmi per agevolare il cambiamento? 3. È vero che in 21 giorni posso cambiare un’abitudine? 4. Come è strutturata un’abitudine? 5. Come si cambia? 6. Come si allena?
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